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Miele, febbre da fieno e allergie crociate: le possibili implicazioni

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Parliamo di miele, un alimento completo, sano, naturale, energizzante e pesino curativo. Come sappiamo fin da piccoli, questo delizioso dolcificante conosciuto e apprezzato dall’alba dei tempi (certo ben prima che venisse commercializzato lo zucchero bianco di canna o barbabietola), viene prodotto dalle ape operose a partire dal nettare dei fiori, al fine di immagazzinare delle scorte di cibo per le abitanti dell’alveare. Nella stagione della fioritura, quindi, le api chiamate “bottinatrici” vanno di fiore in fiore per raccogliere nettare e polline e in questo modo entrano nel processo riproduttivo delle piante. Il miele, proprio come il polline, è ricchissimo di proprietà nutritive, è fatto di zuccheri semplici ma contiene anche antiossidanti ed enzimi con proprietà antibiotiche e lenitive.

Un vero “miracolo” della natura che dovremmo abituarci a consumare di più, soprattutto il buon miele italiano che è qualitativamente tra i miglior al mondo ma… con un grosso ma. E’ il dubbio che sorge in tutti coloro i quali soffrono di pollinosi, che abbiano quindi delle reazioni allergiche alle proteine contenute nei granuli di polline che si disperdono nell’aria in grandi quantità proprio durante la stagione delle fioriture (soprattutto i mesi primaverili ed estivi). In questi soggetti i sintomi più comuni sono di tipo respiratorio, tra cui rinite e congestione nasale e spesso crisi di asma. Se questa sintomatologia alquanto sgradevole non dovesse essere sufficiente, in circa un quarto degli allergici ai pollini si manifestano anche le cosiddette allergie crociate. La cross-reattività è un fenomeno ben conosciuto che riguarda alcuni alimenti, in particolare frutta e verdura.

Tali cibi vengono percepiti come nocivi dal sistema immunitario di chi soffra di pollinosi e allergie crociate perché in effetti si tratta degli stessi allergeni presenti nei pollini. In particolare è esposto agli effetti della cross reattività soprattutto chi sia sensibilizzato ai pollini di più famiglie di piante, per ovvie ragioni. In questi casi, però, le proteine in grado di scatenare la reazione degli anticorpi specifici (IgE) del sistema immunitario sono ingerite, non liberate nel naso come accade quando si respira l’aria intrisa di pollini. Ergo, le reazione infiammatoria non andrà ad interessare le prime vie aeree ma l’apparato gastrointestinale o, più facilmente, la pelle e le mucose.

In genere, infatti, le allergie crociate provocano quella che viene definita la sindrome orale allergica (SOA), che si manifesta con edema della bocca (labbra e palato), prurito e pizzicore in gola, tosse, difficoltà e deglutire, arrossamenti cutanei eccetera. Tale sindrome regredisce da sola nella maggior parte dei cadi dopo qualche ora dalla prima comparsa dei sintomi. Tuttavia, sarebbe meglio evitarsi anche questa fastidiosa reazione eliminando, per il periodo della pollinosi, i cibi “incriminati” dalla propria tavola. Sarà l’allergologo a fornire una bella lista dei frutti e degli ortaggi da bandire, che sono diversi a seconda del tipo di pollinosi, ma un bel punto interrogativo riguarda proprio il miele.

Tale cibo ha un effetto positivo, stimolante, sul sistema immunitario, pertanto viene consigliato proprio a chi soffra di allergie. Ma come la mettiamo con il problema della cross-reattività? Il miele contiene senza dubbio anche gli allergeni del polline… bisogna dunque rinunciarvi? O costituisce, per le sue caratteristiche intrinseche (trattandosi, infatti, di un prodotto pre-digerito), una eccezione e non va considerata alla stregua delle mele o del kiwi (nocive per chi abbia un’allergia al polline di betulla)? In linea di massima, vale la norma della prudenza, ma è molto difficile che il miele costituisca davvero un grande pericolo per la salute di chi soffra di febbre da fieno, e, anzi, probabilmente sarebbe piuttosto un buon alleato. Gli allergologi mettono in guardia chi soffra di allergia ai pollini dal consumo di miele millefiori, ma il semaforo diventa verde per altre qualità di mieli, ad esempio quello di castagno o di arancio. E per gli altri? Semaforo giallo, ovvero via libera con moderazione, soprattutto nel periodo in cui è più probabile avere crisi allergiche. Le indicazioni precise – su cosa poter consumare e cosa dove escludere – devono essere fornite caso per caso dal medico o dall’allergologo di riferimento.

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Allergologo, appassionato di allergologia e Allergy Blogger. Lavoro tra Firenze, Pistoia e Lucca. E cerco di fare del mio meglio per arrivare sempre alla soluzione del problema!
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