Dr. Filippo Fassio - Allergologo

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Dr. Filippo Fassio

Il prick test

(test allergologico cutaneo a lettura immediata)

ll prick test è il test fondamentale per la diagnosi delle allergie alimentari e respiratorie.

È un test cutaneo (sulla pelle) che viene eseguito in ambulatorio, in pochi minuti, ed è un test assolutamente non invasivo ed indolore.

Nei soggetti con rinite, asma, congiuntivite o dermatite atopica il prick test serve per determinare la causa della malattia allergica e quindi consentire di applicare le norme di prevenzione ambientale adeguate e attuare la terapia più adatta.

Per eseguire il prick test è importante non assumere anti-istaminici per bocca (o in iniezione) nei 5-7 giorni precedenti il test. Tutte le altre terapie invece, inclusa la terapia cortisonica, non interferiscono con l’effettuazione del test.

Non è necessario prenotare il prick test in anticipo: se indicato, questo test potrà essere effettuato contestualmente alla visita.

Prick Test: come si esegue?

La metodica del prick test è molto semplice.

1. Posizionamento di una goccia di estratto allergenico

Il prick test viene effettuato posizionando una goccia di un estratto allergenico (di tipo alimentare o inalatorio: polline, derivato degli acari della polvere o degli animali domestici, ecc.) sulla cute a del paziente.

La cute della zona scelta per l’esecuzione del test è abitualmente la faccia volare degli avambracci: e più precisamente 5 cm al di sopra del polso e 3 cm al di sotto della piega del gomito.

La distanza minima tra un test ed un altro deve essere di almeno 2 cm altrimenti il risultato positivo di un test può influenzare l’esito del test vicino.

 

2. Il “prick”

Successivamente si va a “pizzicare” (prick) la cute sottostante ogni goccia con una lancetta sterile (solitamente di plastica o acciaio). In questo modo, molecole allergeniche riescono a penetrare gli strati superficiali della cute e venire a contatto con le cellule del sistema immunitario per innescare l’eventuale reazione.

 

3. Asciugatura

Successivamente si asciuga la cute, facendo attenzione a che le gocce di allergene non vadano a sovrapporsi o contaminarsi l’una con le altre.

Eseguita la puntura, la soluzione allergenica può essere rimossa con un cotone, garza, carta evitando di mescolare tra loro le varie soluzioni.

 

4. Lettura del risultato

Dopo circa 15 minuti di attesa, la cute viene esaminata, per valutare eventuali reazioni positive ad uno o più allergeni, che si presentano come pomfi tondeggianti e rilevati, del diametro di alcuni millimetri, pruriginosi e contornati da eritema.

I pomfi appaiono in tutto e per tutto analoghi a “punture di zanzara”.

Per una migliore accuratezza diagnostica, oltre al prick test con allergeni (alimentari o inalanti), vengono eseguiti anche un controllo positivo ed uno negativo. Il controllo positivo, con istamina, serve per valutare la reattività cutanea e può risultare negativo (non reattivo) in caso di terapia con anti-istaminici o in altri casi di ipo-anergia della cute; in questi casi, il risultato del prick test non è attendibile.

Il controllo negativo, che viene effettuato con soluzione salina o glicerina, serve per documentare eventuale iperreattività cutanea: anche in questo caso, se risulta positivo, il risultato del test non è attendibile.

A che età si possono fare?

Il prick test può essere eseguito a qualsiasi età, anche se è ritenuto poco riproducibile e quindi più difficilmente interpretabile prima dei 3 anni di età. È dimostrato, inoltre, che esiste un progressivo aumento della risposta cutanea sia agli allergeni che all’istamina, a partire dai 3 anni fino all’età di circa 15-18 anni, seguito da una fase di stabilità e quindi da un declino in età senile. Nessuna restrizione di età, ovviamente per l’adulto.

Il prick test, inoltre, anche per le allergie stagionali ai pollini, può essere eseguito in ogni momento dell’anno, fatta salva la necessaria sospensione di eventuali terapie con antistaminici.

Il “prick by prick”

Si tratta di una tecnica usata nella diagnosi dell’allergia alimentare, quando gli allergeni da testare non siano presenti in estratti del commercio sufficientemente affidabili. Viene spesso utilizzato per testare diverse varietà di verdure e frutta (crudi).

La procedura è molto simile al prick test classico, solo che invece di posizionare una goccia di estratto allergenico sulla cute dell’avambraccio, qui con la lancetta sterile si va a “pungere” prima l’alimento e quindi – con la stessa lancetta (contaminata, anche in maniera invisibile, dagli allergeni dell’alimento) – la cute.

Il prick test è doloroso?

Il prick test non è doloroso né invasivo. Per la sua effettuazione sono necessarie lancette (ovvero aghi comunemente utilizzati per iniezioni sottocutanee) ma queste vengono utilizzate in maniera molto delicata e superficiale: la cute rimane integra e non viene “bucata” né fuoriesce sangue.

Può essere effettuato – con un minimo di collaborazione – anche nei bambini. Per facilitare l’effettuazione e rendere la procedura più tollerabile, viene solitamente eseguito un piccolo disegno sull’avambraccio (il Dr. Fassio nel tempo si è specializzato nel disegno di animali, fiori, Spiderman e altri personaggi dei cartoni animati! 😊 ).

Il patch test

(test allergologico epicutaneo a lettura ritardata)

Il patch test è la metodica di scelta per identificare un’allergia da contatto o un’allergia con meccanismo ritardato, ed è quindi lo strumento diagnostico fondamentale per la diagnosi delle dermatiti da contatto.

Viene eseguito ambulatorialmente, applicando sulla cute del dorso del paziente alcuni cerotti (patch) nei quali sono disposte alcune cellette che contengono le sostanze (o apteni) da testare.

Il patch viene mantenuto in sede per 48-72 ore e quindi rimosso per valutare il risultato.

È opportuno che terapie cortisoniche (per bocca o iniettive, a partire da dosaggi di prednisone di 10 mg/die o equivalenti) o terapie cortisoniche locali a livello della cute del dorso vengano sospese almeno 3 settimane prima del test. Possono invece essere assunte regolarmente le terapie a base di anti-istamici e tutte le altre terapie

Durante l’esecuzione del test (le 48-72 ore durante le quali il paziente tiene il patch test sulla cute del dorso) è importante non sudare eccessivamente, non bagnare il cerotto (potrebbe staccarsi), non esporre la parte al sole. Solitamente, il patch test non viene eseguito nei mesi estivi, per ridurre questo tipo di inconvenienti.

Come si esegue il patch test

Per effettuare il patch test si utilizzano pannelli composti da varie sostanze (dette apteni) potenzialmente responsabili di reazioni allergiche da contatto.

Il pannello più comunemente utilizzato, in Italia, è quello consigliato dalla Società Italiana di Dermatologia Allergologica Professionale e Ambientale (pannello SIDAPA).

Fanno parte del pannello molte sostanze comunemente incontrate nella vita di tutti i giorni, quali metalli (nichel, cobalto, potassio bicromato), coloranti (para-fenilen-diammina, disperso blu, disperso rosso), sostanze presenti nei manufatti in gomma (tiuram), nei cosmetici (parabeni) o profumi (profumi mix, balsamo del Perù), conservanti (kathon) e farmaci (neomicina, benzocaina).

Tutti gli apteni sono disposti in singole cellette di materiale anallergico, fissate su un cerotto (il patch, appunto) che deve essere posizionato sulla cute della parte superiore del dorso.

Il cerotto deve essere mantenuto sul dorso, facendo ben attenzione a non farlo staccare, per 48-72 ore. È possibile, soprattutto trascorse 12-24 ore dall’inizio del test, che il paziente possa avvertire fastidio o prurito a livello del dorso; questo può essere dovuto alla reazione eczematosa che si viene a creare nel momento in cui si ha una reazione positiva ad una delle sostanze testate. Tale sintomatologia, comunque, è solitamente di modesta entità.

È un test assolutamente sicuro ed indolore. L’allergologo, trascorso il periodo di tempo prefissato, provvede a rimuovere il patch test ed a documentare la presenza di eventuali lesioni eczematose in corrispondenza di uno o più degli apteni testati.

Al termine della lettura, viene consegnato al paziente il referto con il risultato del patch test e le eventuali prescrizioni terapeutiche.

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La spirometria

La spirometria è un test di funzionalità respiratoria (anche dette prove di funzionalità respiratoria, PFR) che consente di misurare i flussi ed i volumi di aria inspirata ed espirata attraverso le vie aeree.

A livello ambulatoriale, con i dispositivi “portatili”, è possibile valutare solo i flussi e viene eseguita quella che si definisce spirometria semplice. Inoltre, il test può essere effettuato sia prima che dopo l’utilizzo di farmaci broncodilatatori (spirometria con test di broncoreversibilità con broncodilatore).

Questo test è fondamentale nel sospetto di asma bronchiale, poiché nell’asma i bronchi vanno incontro al fenomeno chiamato “broncocostrizione” e ciò determina una riduzione del flusso di aria rispetto ad un valore normale di riferimento (determinato in base ad età, sesso, altezza e peso del paziente).

La spirometria, quindi, è un esame semplice, rapido e non invasivo, che può essere eseguito in ambulatorio in pochi minuti.

È di grande importanza nella diagnosi dell’asma bronchiale e nel monitoraggio della malattia nelle sue varie fasi.

Per eseguire la spirometria, sarebbe opportuno non assumere terapia con broncodilatatori nelle ore precedenti l’esame (da valutare insieme al medico se è possibile sospendere la terapia). Poiché spesso rinite ed asma coesistono, è molto importante indagare la presenza di asma in tutti i soggetti che presentano rinite allergica o prick test positivi per allergeni inalanti.

Test FeNO

Misurazione dell’Ossido Nitrico Esalato

Il test FeNO (fractional exhaled nitric oxide) serve per valutare la concentrazione di ossido nitrico nell’aria che il paziente espira.

È un test molto semplice (molto meno complicato da eseguire rispetto alla spirometria), rapido e molto utile, perché l’ossido nitrico è un marcatore di infiammazione a livello bronchiale.

Quindi maggiore concentrazione di ossido nitrico, maggiore infiammazione. E viceversa.

È particolarmente utile nella diagnosi di asma (soprattutto nelle fasi iniziali o nelle forme lievi, quando la spirometria è normale) e anche dopo la diagnosi, per seguire il paziente nel tempo e l’appropriatezza delle terapie.

Dr. Filippo Fassio

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Allergologo, appassionato di allergologia e Allergy Blogger. Lavoro tra Firenze, Pistoia e Lucca. E cerco di fare del mio meglio per arrivare sempre alla soluzione del problema!
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